Vi presentiamo il riassunto di uno studio italiano del 2005, ma molto interessante.
Si tratta di un lato spesso sottovalutato della NPF e sconosciuto a molti.
Introduzione
La sindrome della bocca urente (BMS) è un disturbo cronico che colpisce più di un milione di persone negli Stati Uniti (Lipton et al., 1993). L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore l’ha riconosciuta come una entità nosologica specifica, caratterizzata da episodi di dolore persistenti della durata di almeno 4–6 mesi (Merksey e Bugduk, 1994). Studi epidemiologici hanno stimato una prevalenza tra l’1% e il 15% della popolazione generale, un intervallo ampio probabilmente dovuto alla mancanza di criteri diagnostici condivisi. La BMS è sette volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini, ed è stata riscontrata nel 10–40% delle donne in trattamento per la menopausa (Bergdahl e Bergdahl, 1999; Ferguson et al., 1981; Lamey e Lewis, 1989; Mareski et al., 1993; Riley et al., 1998; Tammiala-Salonen et al., 1993).
La BMS si manifesta di solito tra il 5° e il 7° decennio di vita ed è caratterizzata da sintomi sensitivi positivi (bruciore, dolore, disestesia, iperestesia) che interessano principalmente la lingua, in particolare la punta e i due terzi anteriori, in quasi tutti i pazienti. Alcuni riferiscono anche fastidi a livello del palato duro, labbra e creste alveolari, mentre la mucosa buccale e il pavimento della bocca sono meno coinvolti. Il dolore può essere molto intenso, ma ha una qualità diversa da quello odontoiatrico. Alcuni pazienti riportano anche disgeusia (alterazione del gusto), xerostomia (bocca secca) e riduzione della sensibilità gustativa (Scala et al., 2003).
La localizzazione dei sintomi è stata ritenuta utile per classificare i pazienti in tre sottotipi, a seconda della modalità e dei tempi di insorgenza:
- Tipo 1: bruciore che aumenta durante la giornata e raggiunge il picco alla sera;
- Tipo 2: sintomi sensitivi continui durante tutto il giorno;
- Tipo 3: sintomi intermittenti, con periodi senza dolore nel corso della giornata (Lamey e Lewis, 1989).
Nonostante i numerosi studi clinici ed epidemiologici, la patogenesi e l’eziologia della BMS sono rimaste poco chiare. Sono stati considerati fattori sistemici, come diabete, carenze nutrizionali, squilibri ormonali, disturbi psicologici, così come cause locali, come infezioni orali, allergie, correnti galvaniche, disfunzioni delle ghiandole salivari, variazioni nella composizione della saliva, trattamenti o fallimenti dentali (Scala et al., 2003). Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la BMS è una condizione idiopatica, cioè senza causa identificabile (Zakrzewska, 1995).
Negli ultimi dieci anni, studi clinici, psicofisici e più recentemente elettrofisiologici, hanno suggerito che la disfunzione neuropatica primaria potrebbe essere coinvolta nella genesi della BMS. Sono state infatti rilevate alterazioni della sensibilità termica e dolorifica nella lingua (Forssell et al., 2002; Gao et al., 2000; Grushka e Sessle, 1991; Svensson et al., 1993), e anomalie nei riflessi trigemino-facciali, mediati da fibre nervose di piccolo calibro (Forssell et al., 2002). Più recentemente, è stato ipotizzato anche un coinvolgimento dei recettori della dopamina nei gangli della base come possibile meccanismo patogenetico (Hagelberg et al., 2003). Tuttavia, non era ancora stato identificato il sito primario della lesione, e quindi non esisteva un test diagnostico specifico fino a questo studio.
Obiettivo dello studio
Verificare se la BMS sia legata a una neuropatia delle piccole fibre a livello del nervo trigemino (che innerva il volto e la lingua), analizzando la densità e lo stato delle fibre nervose nella lingua tramite biopsie.
Come è stato condotto lo studio
Sono stati studiati 12 pazienti con sintomi persistenti da almeno 6 mesi, e 9 soggetti sani come gruppo di controllo.
È stata eseguita una biopsia superficiale della lingua (vicino alla punta).
Le sezioni di tessuto sono state analizzate al microscopio con tecniche immunoistochimiche per identificare le fibre nervose e valutare eventuali danni.
Risultati principali
Nei pazienti con BMS si è osservata una riduzione significativa della densità delle fibre nervose nell’epitelio della lingua rispetto ai controlli.
Le fibre presenti mostravano segni di degenerazione (frammentazione, debolezza strutturale).
C’era una tendenza alla correlazione tra durata dei sintomi e gravità della perdita di fibre nervose.
Le fibre nervose erano per lo più non mielinizzate (cioè prive di una guaina isolante), e simili a quelle che trasmettono sensazioni di dolore e calore.
Conclusione
Lo studio dimostra chiaramente che la BMS è una neuropatia delle piccole fibre a carico del nervo trigemino, e non una condizione esclusivamente psicologica.
Questo cambia radicalmente il modo di interpretare la malattia e apre la strada a nuovi approcci diagnostici (biopsia della lingua) e terapeutici.
Fonte studio: “
Trigeminal small-fiber sensory neuropathy causes burning mouth syndrome”
di Lauria et al., 2005 - Elsevier B.V. -
doi:10.1016/j.pain.2005.03.028